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Dieci ragioni per rispondere
a un bambino che piange
di Jan Hunt,
M.Sc.
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- I primi
tentativi di comunicare da parte
di un bambino non possono
avvenire con le parole, ma
possono essere solo non verbali.
Non sa esprimere con parole le
emozioni di felicità, ma può
sorridere. Non è in grado di
esprimere con parole le emozioni
di tristezza o rabbia, ma può
piangere. Se il suo sorriso
riceve una risposta, mentre il
suopianto viene ignorato,
potrebbe ricevere il messaggio
dannoso di poter essere amato e
accudito solo quando è felice. I
bambini che ricevono
continuamente questo messaggio
attraverso gli anni non si
sentiranno mai veramente amati e
accettati.
- Se i tentativi
del bambino di comunicare
tristezza o rabbia vengono
sistematicamente ignorati, non
può imparare in che modo
esprimere quei sentimenti con le
parole. Il pianto ha bisogno di
ricevere una reazione appropriata
e positiva affinché il bambino
capisca che tutte le sue
emozioni sono accettate. Se le
sue emozioni non sono accettate,
e viene ignorato o punito perché
piange, egli riceve il messaggio
che la tristezza e la rabbia sono
inaccettabili, non importa come
siano espresse. È impossibile
per un bambino capire che le
espressioni di tristezza o di
rabbia potrebbero essere
accettate con parole appropriate
una volta che sia cresciuto e in
grado di usare tali parole. Un
bambino sa soltanto comunicare
nei modi che gli sono possibili
ad ogni età, può solo riuscire
a fare quello che ha avuto
lopportunità di imparare.
Ogni bambino fa il suo meglio
secondo la sua età,
lesperienza, e le
circostanze del momento. È
decisamente sleale punire un
bambino per non aver fatto più
di quanto sappia fare.
- Un bambino al
quale sia stato dato il messaggio
che i suoi genitori gli
risponderanno solo quando lui è
"buono" inizierà a
nascondere il "cattivo"
comportamento e le
"brutte" emozioni agli
altri, e anche a se stesso.
Rischia di diventare un adulto
che sopprime le brutte emozioni e
non è capace di comunicare la
piena varietà di emozioni umane.
infatti, ci sono molti adulti i
quali trovano difficile esprimere
rabbia, tristezza, o altre
"brutte" emozioni nei
modi appropriati.
- La rabbia che
non può essere espressa nella
prima infanzia non scompare
semplicemente. Diventa repressa e
si accumula col passare degli
anni, fino a quando il bambino
non è più capace di contenerla,
ed è cresciuto abbastanza da non
temere più una punizione fisica.
Quando alla fine questo
contenitore di rabbia si
spalanca, i genitori possono
essere scioccati e perplessi.
Hanno dimenticato le centinaia o
migliaia di momenti di
frustrazione che hanno riempito
questo contenitore durante gli
anni. Il principio psicologico
che "la frustrazione porta
allaggressività" non
è mai così ben visibile quanto
nella ribellione finale di un
adolescente. I genitori
dovrebbero essere aiutati a
capire quanto sia frustrante per
un bambino sentirsi invisibile
quando il suo pianto è ignorato,
o sentirsi indifeso e scoraggiato
quando i suoi tentativi di
esprimere i suoi bisogni e i suoi
sentimenti vengono ignorati o
puniti.
- Siamo tutti
nati sapendo che ogni emozione
che proviamo è legittima.
Gradualmente perdiamo questa
convinzione se solo la parte
"buona" di noi stessi
ci fornisce risposte positive.
Questa è una tragedia, perché
solo quando accettiamo pienamente
noi stessi e gli altri, nonostante
gli errori, possiamo avere
relazioni davvero amorevoli. Se
non siamo pienamente amati e
accettati nellinfanzia,
rischiamo di non imparare mai
cosa si prova o come si comunica
tale accettazione verso gli
altri, non importa quanta terapia
o letture o riflessioni facciamo.
Quanto più serene sarebbero le
nostre vite se semplicemente
avessimo ricevuto amore
incondizionato attraverso i
nostri primi anni!
- I genitori che
si chiedono se rispondere o no al
pianto dovrebbero riflettere su
quali sarebbero le loro reazioni
in situazioni simili. Alcuni
genitori considerano appropriato
ignorare il pianto di un bambino,
eppure, provano intensa rabbia se
il loro partner li ignora quando
tentano di fare conversazione.
Molti nella nostra società
sembrano credere che una persona
debba avere una certa età per
avere il diritto di essere
ascoltata. Ma quale età sarebbe?
Neonati e bambini non sono
persone meno importanti solo
perché sono piccoli e indifesi.
Anzi, più qualcuno è indifeso, più
merita la nostra compassione,
attenzione e assistenza.
- Se ai bambini
si insegna attraverso
lesempio che le persone
indifese meritano di essere
ignorate, rischiano di perdere
quella compassione per gli altri
con la quale tutti noi esseri
umani siamo nati. Se, da neonati
indifesi, i loro strilli vengono
ignorati, iniziano a credere che
questa sia la reazione
appropriata verso quelli che sono
più deboli di loro stessi, e
alla "Legge del più
forte". Senza compassione,
si prepara la fase della
violenza che verrà in seguito.
Quelli che si chiedono come un
criminale abbia potuto non avere
pietà per le sue vittime devono
considerare le origini della
perdita di quella compassione. La
compassione non scompare
improvvisamente. Viene rubata,
attraverso un allevamento
indifferente o punitivo, goccia
dopo goccia, finché si
esaurisce. La perdita della
compassione è la tragedia più
grande che possa capitare a un
bambino.
- Quando un
bambino impara dallesempio
dei suoi genitori che è giusto
ignorare il pianto di un neonato,
egli tratterà con naturalezza
allo stesso modo i propri
bambini, a meno che ci sia
qualche intervento di altri.
Essere inadatti come genitori è
qualcosa che si tramanda per
generazioni fino a quando delle
circostanze fortuite cambiano
quel modello. Quanto sarebbe
stato molto più facile per un
genitore aver imparato durante
linfanzia come si trattano
i propri figli! Forse il circolo
vizioso dei comportamenti
sbagliati dei genitori può
iniziare a cambiare quando mai
più degli spettatori passino e
si allontanino da un bambino che
piange disperatamente senza
fermarsi per aiutarlo. Questa
potrebbe essere la prima volta
che un bambino riceve il
messaggio che i suoi sentimenti
sono legittimi ed importanti, e
questo messaggio cruciale sarà
ricordato più tardi quando loro
stessi avranno un bambino.
- Il pianto è
un segnale provvisto dalla natura
allo scopo di disturbare i
genitori affinché vadano
incontro ai bisogni del neonato.
Ignorare il pianto di un bambino
è come ignorare la sirena di un
allarme antincendio perché ci da
fastidio. Il segnale è stato
progettato per disturbarci così
che possiamo prestare attenzione
a una situazione importante. Solo
una persona sorda ignorerebbe un
allarme antincendio, eppure molti
genitori si fingono sordi al
pianto del loro bambino. Il
piangere, come il segnale
dallarme, serve a catturare
la nostra attenzione così che
possiamo soddisfare i bisogni
importanti del bambino. La natura
non avrebbe mai dotato i bambini
di un richiamo ricorrente senza
una ragione.
- Genitori che
reagiscono solo a un
"buon" comportamento
possono essere convinti che
stanno allevando il bambino a
comportarsi "meglio".
Eppure loro stessi sentono di
collaborare più volentieri con
chi li tratta con gentilezza. È
come se i bambini fossero
percepiti come una specie
diversa, che funziona secondo
principi di comportamento
diversi. Questo è assurdo,
perché sarebbe impossibile
identificare un momento nel quale
il bambino cambia improvvisamente
verso principi di comportamento
"adulti". La verità è
molto più semplice: i bambini
sono esseri umani che si
comportano secondo gli stessi
principi degli altri esseri
umani. Come il resto di noi,
reagiscono nel modo migliore alla
gentilezza, pazienza e
comprensione. I genitori che si
chiedono perché un bambino sia
"maleducato" dovrebbero
soffermarsi a riflettere su
questo punto: "Io me la
sento di collaborare quando
qualcuno mi tratta bene, oppure
quando qualcuno mi tratta nel
modo come ho appena trattato mio
figlio?"
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