The Natural Child Project - Indice italiano - Tutti i bambini si comportano come sono trattati.

Indice

il bambino naturale
genitori con il cuore

JAN HUNT

Ci sono molte teorie in conflitto tra loro riguardanti il mestiere di genitori. Molte suggeriscono metodi severi per controllare il bambino e imporgli la volontà del genitore. Metodi che appaiono innaturali, o almeno, non appaiono amorevoli.

Il bambino naturale
offre una rara occasione per il ritorno di genitori che amano e curano i propri figli con un metodo naturale che è sempre esistito nell'arco della maggior parte della storia dell'umanità. Con questa guida illuminante e profonda la psicologa Jan Hunt, specialista del rapporto genitoriale, collega insieme i principi dell'attaccamento parentale ai diritti dell'infanzia e alla filosofia della scuola familiare (Homeschooling) offrendo un'approccio coerente per crescere un bambino amorevole, fiducioso e sicuro di sè.

Con uno stile sincero e accessibile a tutti senza complicazioni 'Il bambino naturale' ispira una saggezza durevole per tutti i nuovi genitori e coloro che già lo sono.

Riconoscimenti

SONO IN DEBITO CON MIO FIGLIO, Jason Hunt, che ha corretto e stampato il primo manoscritto del libro con straordinaria cura e dedizione. Grazie alla sua notevole attenzione ai dettagli e al tempo prezioso che ha dedicato a questo progetto le mie parole sono molto più chiare.
Sinceri ringraziamenti anche a Marcus Hunt, Denise Green, Bonnie Gonzales e Elizabeth Hallett per l'attenta lettura dei miei articoli, i suggerimenti creativi e l'incoraggiamento che mi hanno dato nel corso degli anni. Ringrazio tanto Susan Buckley per avermi ispirato a seguire i miei sogni.
Grazie a Susannah Sheffer della Holt Associates, per la prima pubblicazione delle mie lettere e articoli in Growing Without Schooling che mi ha aiutato all'inizio della mia professione di scrittrice, e a Wendi Priesnitz che ha pubblicato per nove anni i miei articoli su genitori e figli su Natural Life. Grazie a Peggy O'Mara, redattrice ed editrice di Mothering, per il suo costante entusiasmo verso il mio lavoro e per aver scritto la prefazione di questo libro nonostante i suoi impegni.
Grazie anche a David Albert per il suo incoraggiamento ed entusiasmo e il suo aiuto per cercare un'editore per questo libro.
Un ringraziamento del tutto speciale a Chris Plant, Audrey McLellan e il personale della New Society Publishers per aver riconosciuto l'importanza di aiutare i genitori a trattare i propri figli con fiducia e compassione, e per esser stati sempre nei nostri rapporti esempi viventi di queste qualità umane.






GENITORI
C
ON EMPATIA
E F
IDUCIA

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"Capire" i Bambini

COSA VUOL DIRE "capire" i bambini? E' un concetto che uso abitualmente nel mio lavoro di psicologa e scrittrice e che sembra essere una condizione del tipo SI / NO: le persone capiscono o non capiscono. O capiscono che i bambini sono esseri umani che meritano di essere trattati come esseri umani, oppure non capiscono. Sfortunatamente c'è molta gente nella nostra società che non lo capisce. E sorprendentemente questo vale anche per molti professionisti della salute mentale.
Cosa vuol dire che non capiscono? Vuol dire che sono succubi della nozione secondo la quale i bambini sarebbero sostanzialmente diversi dagli adulti. Vuol dire che pensano che i bambini operano in base a principi di comportamento ampiamente diversi dagli adulti. Devono per forza pensarla in questo modo perché nessun adulto migliora il proprio comportamento essendo picchiato, insultato, criticato, sgridato o punito in alcun modo. Gli adulti si comportano nello stesso modo in cui vengono trattati, questo tutti lo sanno. Allora perché pare che non tutti sappiano che la stessa cosa vale anche per i bambini? Perché credono che i bambini si comportino meglio se vengono puniti? Sarà certamente vero che cambiano atteggiamento per paura, ma come lo psicologo e scrittore Marshall Rosemberg ci ricorda sono due le domande che dobbiamo porci quando vogliamo correggere il comportamento di un bambino:

Due domande ci aiuteranno a capire perché è impensabile ottenere ciò che vogliamo con le punizioni... La prima domanda è:
Cosa io voglio che questa persona faccia diversamente da quanto sta facendo ora?
Se rispondiamo solo a questa domanda le punizioni possono sembrare efficaci perché la minaccia, o l'esercizio della forza punitiva, possono condizionare una persona a comportarsi meglio.
Tuttavia con la seconda domanda è evidente che le punizioni non possono proprio funzionare:

Quali sue proprie ragioni vorrei che questa persona avesse per fare quello che le sto chiedendo?

Affrontiamo con umiltà la seconda domanda ma nel farlo ci rendiamo subito conto che... le punizioni danneggiano la buona volontà e l'autostima e spostano l'attenzione dall'intrinseco valore di un'azione verso le conseguenze esterne. Rimproveri e punizioni falliscono nel promuovere quelle ragioni che vorremmo ispirare agli altri.

Il Dr. Rosemberg è uno psicologo che "capisce" chiaramente e completamente. Eppure per molti non è così. Ci sono molti che vorrebbero credere che la descrizione del Dr. Rosemberg vada bene per gli adulti ma non per i bambini. Tuttavia, se i bambini fossero tanto diversi dagli adulti, in quale giorno esattamente della loro vita cambierebbero improvvisamente il loro modo di operare? Alla mattina del loro diciottesimo compleanno? Il ventunesimo? Nessuno può rispondere alla domanda perché non esiste questa transizione. Gli esseri umani di qualunque età operano in base agli stessi identici principi: si comportano bene quando vengono trattati bene dagli altri e in cambio reagiscono volendo bene a quella persona. Si comportano non molto bene quando vengono feriti intenzionalmente da qualcuno e in cambio reagiscono con rabbia e risentimento volendo male a quella persona. Non fa alcuna differenza che il maltrattamento sia razionalizzato nella testa del genitore "per il bene" del bambino, una tale motivazione è irrilevante. Quello che i bambini percepiscono è l'azione in sè.

Se questo non lo capiamo, credendo che i bambini abbiano differenti e strani principi di comportamento, allora fare i genitori diventa molto più difficile. Stiamo sempre li a tirare a indovinare cosa dobbiamo fare. Contiamo fino a cinque o fino a dieci prima di dare uno scapaccione? Concediamo due o cinque minuti di 'time-out'? Costringiamo in casa nostro figlio adolescente per un giorno o per una settimana? Dobbiamo scusarci per i nostri errori oppure mostrare una facciata perfetta ai nostri figli?
Se capiamo, se comprendiamo, che i nostri figli hanno gli stessi principi comportamentali, la stessa natura umana di tutti noi, sarà semplice prevedere come reagiranno alle nostre azioni. Dobbiamo solo chiederci come reagiremmo noi se ci trovassimo nella loro stessa situazione.
Essere genitori diventa un mestiere relativamente semplice come applicare la regola d'oro: fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te, come il Dr. Barker, direttore della Società canadese per la prevenzione degli abusi sull'infanzia, dice in modo molto eloquente:

I bambini i cui bisogni siano stati precocemente soddisfatti da genitori affettuosi sono sottomessi totalmente e incondizionatamente alla più severa forma di 'disciplina' possibile: non fanno quello che non vuoi che loro facciano perché ti vogliono tanto bene!
Se non avete soffocato il respiro tra voi e vostro figlio con migliaia di stupidi "no" per le vostre porcellane Royal Doulton, per non mangiare il dessert prima del piatto principale, per non aver finito gli spinaci, non fare questo e non fare quello, allora nelle rare situazioni dove veramente è importante dire no, per ragioni di sicurezza e correttezza, non ci sarà bisogno di nessun approccio coi connotati della 'disciplina' per garantire un comportamento adeguato.


Essere bambini non significa essere umani meno di quanto lo siamo noi. I bambini meritano di esser trattati con rispetto, dignità, comprensione e compassione. Se vengono trattati in questo modo tutti ne traiamo beneficio.

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L'Importanza dei genitori empatici

Ogni persona che abusa dei propri figli è stata lei stessa gravemente traumatizzata nella sua infanzia...non esiste altra ragione per gli abusi sull'infanzia se non la repressione e la confusione patita in passato da chi abusa.

Alice Miller

COME PUO' UN BAMBINO MATRATTATO superare le proprie esperienze dolorose abbastanza per dare ai propri figli più amore di quanto ne ha ricevuto lui stesso? Quando questi bambini diventeranno adulti saranno condannati a ripetere un ciclo senza fine di odio, violenza e vendetta? O ci sono altre vie per fermare la spirale della violenza e imparare a trattare in modo più umano e sensibile i bambini?
Se è probabile che i genitori che feriscono i propri figli siano stati loro stessi feriti durante l' infanzia, la ripetizione di questo schema non è qualcosa di inevitabile. Ci sono bambini che hanno subito abusi nella loro infanzia e sono cresciuti nel convincimento di voler dare ai propri figli quell'infanzia che loro stessi non hanno ricevuto. Mio padre, che talvolta veniva picchiato e talvolta umiliato da suo padre, esprimeva il desiderio di "dare ai miei figli una vita migliore di quella che ho avuto io".
La semplicità di questa affermazione è illusoria. Infatti comporta due passaggi complessi: primo, il genitore deve diventare consapevole che ha subito abusi nella sua infanzia. Questo è il passaggio più difficile, perché gli abusi dell'infanzia sono talmente dolorosi che tendiamo a sopprimerli. Quindi possono diventare inaccessibili addirittura quando ci sentiamo pronti ad affrontare i nostri limiti emozionali. Spiega Alice Miller: "Molte persone ricordano scarsamente quanto hanno sofferto da bambini perché hanno imparato a considerare quello che hanno subito come una punizione giusta per la loro 'cattiveria' e anche perché un bambino è costretto a reprimere gli avvenimenti dolorosi per sopravvivere". Tuttavia non è una cosa inevitabile che ogni bambino che abbia subito abusi diventi lui stesso un adulto che abusa dei bambini: "se quando era bambino ha avuto la possibilità, anche solo per una volta, di incontrare qualcuno che gli abbia dato qualcosa di meglio della pedagogia e della crudeltà: un maestro, una zia, un vicino, una sorella o un fratello. Solo attraverso l'esperienza di essere amato e confortato un bambino può distinguere la crudeltà per quello che è, esserne consapevole e resistere contro di essa".
La consapevolezza non basta tuttavia, per arrestare il circolo vizioso degli abusi. Per compiere il secondo passo verso questa meta i genitori devono imparare nuovi modelli di relazione coi bambini, modelli che raramente possono aver visto da bambini.
In che modo questi genitori possono imparare a trattare i propri figli con dignità e rispetto?

Il Dott. Elliot Barker consiglia quattro passi critici che tutti gli aspiranti genitori possono intraprendere per allevare bambini emotivamente sani "indipendentemente da quanto sbagliata è stata la propria educazione".
Un'esperienza natale positiva.
Spiega il Dr. Barker: "Se entrambi i genitori sono presenti alla nascita, e se l'esperienza natale è positiva, è praticamente certo che il papà e la mamma si innamorano del loro bambino... il compito gravoso di accudire il bambino è sentito molto meno gravoso; sono ossessionati da quanto è meraviglioso il loro bambino".
Allattamento al seno prolungato.
"Allattare fino a quando il bambino non ne ha più bisogno è un'altra di quelle cose che una madre può fare da cui scaturiranno altre cose positive...come per magia", per Elliot Barker: "L'allattamento al seno nutre l'amore per il vostro bambino. L'allattamento prolungato aiuta la madre, l'attaccamento infantile sopravvive ai momenti difficili che altrimenti porterebbero a un distacco emotivo e incomunicabilità".
Separazione minima e costanza di chi lo accudisce. Per il pediatra William Sears soltanto il genitore "è in perfetta sintonia coi bisogni del bambino. Essere lontani dal bambino nei periodi di stress lo priva del sostegno più importante e priva anche voi della possibilità di cementare ulteriormente la vostra amicizia... I neonati imparano a tollerare le frustrazioni, ma al prezzo di una minore autostima e capacità di aver fiducia".
Intervallo tra un bambino e l'altro.
Per il Dott. Barker: "allevare correttamente un bambino fino a 3 anni richiede un enorme dispendio di tempo ed energie da parte di entrambi i genitori. L'intervallo tra un bambino e l'alto è una cosa importante che i genitori possono concedersi per prevenire lo sfinimento a cui si può andare incontro quando i genitori con le migliori intenzioni affrontano il difficile compito di soddisfare i bisogni emotivi di più bambini troppo vicini nel tempo".
Questi 4 punti fondamentali hanno conseguenze importanti su tutta la famiglia. Non solo per l'amore e il rapporto di fiducia con il bambino, ma aiutano anche i genitori a guarire dalle sofferenze della loro infanzia. Stabilendo un legame di amore e fiducia tra genitori e figli, questi passi possono fermare il circolo vizioso degli abusi nell'arco di una generazione.
Alice Miller assicura che "è asolutamente impossibile per chi è cresciuto in un ambiente leale, rispettoso e affettuoso essere portato a opprimere una persona più debole...Ha imparato molto precocemente che è giusto provvedere alla creatura piccola e indifesa dandole una guida e protezione; questa consapevolezza, immagazzinata precocemente nella mente e nel corpo, sarà efficace per il resto della vita". Un bambino allevato in questo modo crescerà con una profonda e incrollabile convinzione che è sbagliato fare del male a un altro essere umano.
Sfortunatamente molti nuovi genitori sono inconsapevoli di questi quattro punti critici, specialmente se non hanno mai conosciuto la fiducia e l'amore incondizionato nella loro infanzia. L'inesorabile spirale della violenza si può fermare attraverso programmi educativi che mettano in rilievo i 4 passi dell'attaccamento parentale, nuove leggi che diano ai bambini quella protezione di cui hanno bisogno e che meritano, e il trattamento amorevole dei bambini da parte di coloro che interagiscono con le famiglie.
In Scandinavia esiste una legislazione che proibisce la violenza sui bambini, non solo aggressioni fisiche e sessuali, ma anche sculacciate e bullismo. Queste leggi non comportano pene ma servono ad aumentare la consapevolezza della gente sui legittimi bisogni e i diritti dei bambini. Saranno efficaci queste leggi quando tutto il resto fallisce? Alice Miller ritiene che "ogni essere umano in trappola cerca una via d'uscita. In fondo dovrebbe essere contento e grato se gli si offre una via d'uscita che non comporta una condanna o la distruzione dei suoi figli".
Per fortuna anche la fiduciosità e la capacità di amare, una volta stabilitesi nel bambino, si tramandano di generazione in generazione tanto facilmente quanto la crudeltà e la sfiducia. Alice Miller ci rassicura che "è totalmente falso che gli esseri umani debbano continuare a ferire compulsivamente i propri figli... le ferite possono guarire e non hanno più bisogno di tramandarsi se non vengono ignorate. E' assolutamente possibile... essere aperti ai messaggi dei nostri figli che possono aiutarci a non distruggere mai più la vita, ma piuttosto a proteggerla e aiutarla a fiorire".

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Natura o educazione?

NEL SUO LIBRO The Nurture Assumption, Judith Rich Harris sostiene l'argomento secondo il quale sarebbero i coetanei, non i genitori, i principali responsabili di come i figli diventeranno.
Come risposta considerate questo estratto da un articolo sulle origini della ribellione adolescenziale di Sidney Craigh, "La correlazione tra sentimenti e comportamento":

Se vogliamo che i figli trascorrano del tempo con noi, fare in modo che ci apprezzino, si confidino con noi, che credano in quei valori in cui crediamo noi e cerchino di accontentarci (per esempio rifuggendo dall'uso di sostanze pericolose) noi stessi ci dobbiamo comportare con loro in modo da suscitare sentimenti di amore verso di noi invece di sentimenti di repulsione e rabbia. Non possiamo ragionevolmente aspettarci un "buon" comportamento dai nostri figli se non sappiamo suscitare "buoni" sentimenti dentro di loro.

Poiché è molto doloroso per un adulto rendersi conto e ricordare la sofferenza e il tradimento subito da giovani e nella prima infanzia, l'autoinganno è sempre possibile. In un articolo chiave "I traumi infantili" Alice Miller spiega:

Le informazioni sulla crudeltà sofferta durante l'infanzia restano immagazzinata nel cervello sotto forma di ricordi inconsci. Per un bambino è impossibile vivere in modo cosciente quel trattamento. Se i bambini non vengono completamente sopraffatti dal dolore e dalla paura devono reprimere quell'esperienza. Ma i ricordi inconsci del bambino abbandonato e maltrattato, a volte anche prima di imparare a parlare, spingono l'adulto a riprodurre continuamente quelle scene represse, nel tentativo di liberarsi delle paure che quella crudeltà gli ha lasciato dentro.

La prima infanzia è il principio di tutto l'amore e di tutta la crudeltà che si manifesteranno negli anni a venire. Nella misura in cui i neonati e i bambini hanno ricevuto compassione la trasmetteranno agli altri in futuro. C'è un proverbio svedese che dice: man far den respekt man ger: "Ognuno ottiene il rispetto che ha dato agli altri". Sfortunatamente è vero anche il contrario. Quando manchiamo di rispetto a un bambino (incluse tutte le punizioni) lo abbiamo educato al disprezzo, impulsi di rabbia e rivalsa dentro quel bambino che in seguito saranno inevitabilmente trasmessi agli altri.
Una prima infanzia con genitori compassionevoli è come la costruzione una solida imbarcazione che proteggerà il bambino da tutte le successive delusioni, tentazioni, frustrazioni e dispiaceri. Incolpare della criminalità giovanile la pressione dei coetanei (o i videogiochi, i film, la musica, la moda, internet, la televisione o qualsiasi altro aspetto della cultura contemporanea) è come incolpare una tempesta per aver rovesciato la barca mal progettata di nostro figlio. Sappiamo che ci saranno sempre tentazioni, delusioni, tristezza, addirittura tragedie. L' abilità di far fronte a questi eventi è ciò che conta veramente. Dispongono di una barca abbastanza robusta, o una barca piena di falle? O non hanno nemmeno una barca e sono stati buttati a mare senza alcuna protezione? E quando affogano accusiamo il vento, la pioggia, le onde dei motoscafi che passano, le grinfie dei loro coetanei anch'essi naufraghi senza una barca, oppure ci mettiamo a costruire barche migliori per tutti i nostri figli?
Permettetemi di fare un esempio con mio figlio Jason. Poiché è stato trattato con amore, compassione e fiducia fin dalla nascita, sta solcando il mare della vita su una solida barca. Trovo difficile pensare a qualsiasi esperienza o circostanza che potrebbe fargli commettere un'azione disumana. Semplicemente contrasterebbe gli sforzi dei coetanei che lo spingessero in quella direzione. Ce la metterebbe tutta anche per aiutare i suoi coetanei perché possano soddisfare i loro legittimi bisogni emotivi in modo più sano e salutare. L'ho visto comportarsi in questo modo.
A causa del dolore che comporta il riconoscere le ferite e le delusioni della nostra infanzia, incolperemmo tutto il resto pur di evitare di sentirci così male. Ma la verità è semplice quanto il detto: Un'infanzia felice dura per sempre.

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Amore duro

UN NOTIZIA recente apparsa sui giornali descriveva dei genitori che in un supermarket umiliavano intenzionalmente il figlio scuotendolo e strillandogli addosso. Quando uno dei presenti ha obiettato, i genitori hanno risposto: "stiamo praticando l'amore duro".
'L'amore duro' era stato originariamente concepito per i tossicodipendenti adulti, non per i bambini piccoli ancora senza esperienza di vita. Usato in quel modo al supermarket, l'amore brutale insegna a un bambino la dannosa e illogica lezione secondo cui ferire deliberatamente un altro essere umano si possa considerare "un atto d'amore". I bambini sanno istintivamente che questa perversa definizione di amore è senza senso. Ma quando questa lezione si ripete abbastanza spesso incominciano a crederci. Un bambino che impara ad associare l'amore con il dolore crescerà emotivamente menomato, confonderà crudeltà con amore e il sadismo con l'intimità.
I genitori che usano l'amore brutale dovrebbero ricordarsi che "la prova della torta è nell'assaggio". Adolf Hitler è stato umiliato e severamente educato da bambino, mentre il giovane Albert Einstein era continuamente trattato con gentilezza, dolcezza e tolleranza. Sua madre veniva spesso accusata di 'viziarlo'. Fortunatamente però ha ignorato tali avvertimenti. Da adulto Adolf Hiler ha espresso l'angoscia e la sofferenza di quegli anni in modi che portarono miseria e sofferenza a milioni di persone. In confronto Einstein non solo è diventato uno dei più grandi scienziati dell'umanità, ma era anche un uomo molto gentile e premuroso, profondamente interessato alle questioni sociali.
Questi sono esempi estremi ovviamente, ma dentro di me non ho alcun dubbio che ci sia una stretta e diretta correlazione tra il grado di punizione subito nell'infanzia e le successive difficoltà nella vita adulta, come tra aver avuto genitori amorevoli e la felicità e la salute.
Con le punizioni, le minacce e le umiliazioni non si ottiene nulla a lungo termine perché generano odio, risentimento e sviliscono il legame tra genitori e figli. Le punizioni interferiscono con la possibilità dei figli di imparare dalle proprie esperienze dirette, che idealmente non dovrebbero essere gravate da paura e dolore.
Come l'educatore Hohn Holt avvertiva: "Se faccimo paura a un bambino fermiamo di colpo il suo apprendimento".
Secondo la madre nella storia del giornale il figlio veniva punito perché si era dimenticato di tirare l'acqua in un bagno pubblico; ma quello che avrà imparato il bambino da questo esempio imposto dai suoi genitori, e da quei presenti che non sono intervenuti a difenderlo, probabilmente non ha nulla a che vedere con l'igene del bagno. Ha imparato che è cosa buona e giusta fa soffrire e ignorare una persona "amata". Ha imparato che anche quelli che pretendono di amarci possono ferirci. In effetti è probabile che abbia imparato quanto è folle credere alle persone che dicono di volerci bene e che è pericoloso permettersi di stare vicino agli altri. La severità e l'insensibilità dei genitori e il loro trattamento gli hanno insegnato che il mondo è un posto cattivo e pericoloso. Queste convinzioni formano le peggiori fondamenta possibili per la vita. Sono quegli atteggiamenti verso la vita e noi stessi che più facilmente inducono a un comportamento aggressivo da bambini e conducono a una vita emotivamente impoverita, egocentrica e alla fine di inutili tentativi di soddisfare quei bisogni fondamentali che avrebbero dovuto essere soddisfatti da bambini.
I genitori del ragazzo sono in tutta probabilità ben intenzionati, e probabilmente hanno appreso i loro metodi educativi dai loro stessi genitori. Loro pensano di insegnare al figlio a fare le cose giuste e a crescere per diventare un adulto responsabile. Per ironia della sorte il loro comportamento è facile che provichi l'esatto contrario: da una
ricerca della della US Army, l'Esercito statunitense, si è scoperto che sono le buone esperienze, non quelle dolorose, a preparare i bambini alle responsabilità di adulti.

Quello che i genitori del bambino facevano al proprio figlio è chiaramente un abuso. Sfortunatamente nel nord America le leggi non sono così chiare su che cosa costituisca un abuso mentale come le leggi che esistono in molti altri paesi. In Svezia per esempio, è illegale non solo picchiare un bambino, ma anche esercitare bullismo contro di lui.
Alcune lettere apparse in seguito all'articolo sul giornale suggerivano a quei genitori di mettersi addosso un cartello del tipo "Sono un genitore abusivo". Sfortunatamente, questo cartello si potrebbe tradurre con "Sono un ex bambino abusato". E così via per generazioni, finché la scuola non insegnerà ai genitori metodi più illuminati, e finché nuove leggi contro gli abusi dell'infanzia vengano scritte in modo da promuovere un trattamento rispettoso dei minori.
L'autore della lettera suggeriva che gli spettatori avrebbero dovuto chiamare la polizia. Può darsi, ma ci sarebbero anche altre telefonate da fare. Chiamare i legislatori perchè rendano più restrittive le leggi contro la violenza mentale sui bambini. Chiamare i presidi delle scuole per ricordargli che apprendere metodi educativi positivi vale di più che memorizzare le date delle battaglie. Chiamare i giudici, che devono capire la correlazione tra punizioni infantili e crimini adulti affinché la smettano di raccomandare "più disciplina" e incomincino a prescrivere dei corsi per genitori violenti. Chiamare genitori in attesa per ricordargli i principi fondamentali del comportamento: che i bambini riflettono il trattamento che ricevono, e che i bambini sono esseri umani che meritano di essere trattati con dignità e rispetto. Chiamare i direttori dei giornali e dir loro che gli articoli che insegnano ai genitori a educare con compassione i propri figli sono infinitamente più importanti delle notizie di chi tira una palla in rete, anche se le notizie sportive vendono più copie. Chiamare quegli adulti che hanno la fortuna di essere genitori e che hanno difficoltà ad adattarsi a quel ruolo. Suggerire loro con gentilezza che se hanno avuto un infanzia difficile potrebbero prendere in considerazione l'aiuto di uno psicologo per porre fine ora al ciclo di abusi.
Non c'è da sorprendersi che un bambino con genitori "duri" soffra e sia così preoccupato di dimenticarsi di tirare l'acqua. Probabilmente si dimenticherà di un sacco di cose, ma quello che ricorderà è che è pericoloso fidarsi degli altri, che è accettabile ignorare la sofferenza dei bambini, e che è meno doloroso vivere una vita nella solitudine e nell'isolamento piuttosto che rischiare di essere feriti ancora.
Amare un bambino o una bambina significa trattarli con rispetto, pazienza, gentilezza e compassione, in un modo coerente alla regola d'oro: non fare ad altri quello che non vorresti che sia fatto a te.
L'amore brutale è brutale, questo è certo, ma non ha niente a che vedere con l'amore.

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Confessione di una mamma fiera

Mio figlio ha 15 anni e mi ha dato solo...

Problemi?

Sapevo che l'avresti detto! Nom io figlio di 15 anni mi ha dato solo gioia.

Stai scherzando! Come hai fatto?

Sono fiera di mio figlio ma purtroppo non ho alcun merito. Semplicemente come madre e padre ci riteniamo abbastanza fortunati, dopo alcuni errori all'inizio, per aver letto i libri e le riviste per i genitori ed esplorato problemi familiari con amici ben informati e compassionevoli. Oggi è la persona più buona, gentile e generosa che io conosca.

E allora dimmi! Cosa hai fatto?

Beh, abbiamo fatto tutto il contrario di quello che la società ci diceva di non fare. Ha dormito con noi, è stato allattato al seno più anni, non è mai stato punito, minacciato, o preso in giro dai bulli, e gli abbiamo permesso di esprimersi, sia la rabbia che la felicità...

Ah, l'avete viziato?

Beh, esaminiamo quella parola. Il dizionario definisce "viziare" come "causare, chiedere o aspettarsi troppo da un eccesso di indulgenza". Nel mio dizionario questa è la terza definizione. Rispecchia il senso comune di questa parola nella nostra società e denota una causa e un effetto: l'eccesso di indulgenza, si dice, è il padre dei vizi. Ma è giusta questa convinzione? O questa definizione esprime solo una diffusa incomprensione della vera natura del bambino? Una definizione più corretta di come i bambini imparano e reagiscono davvero è la prima: "danneggiare o ferire, distruggere".
Quello che davvero vizia un bambino, quello che lo danneggia e lo ferisce sul serio e distrugge le qualità umane vitali nel bambino, sono gli altri metodi educativi: le punizioni, la separazione e il rifiuto. Queste esperienze viziano il senso innato del bambino della fiducia, della capacità di amare, di creare, e di poter essere felice.
Derubare un bambino di questi doni prezioni è sicuramente uno degli atti più gravi che un essere umano possa commettere.

Dove posso trovare il tipo di informazioni che ti hanno aiutato?

Leggi Mothering, The Compleat Mother, Emphatic Parenting. Incontra le madri migliori della Leche League e altri gruppi di aiuto per l'allattamento al seno. Parla con le levatrici. Leggi i libri di Alice Miller, Joseph Chilton Pearce, Tine Thevenin e John Holt. Ascolta quello che ti dice il tuo cuore. Credi fermamente che il tuo bambino ti farà capire che cosa è giusto...e cosa è sbagliato.

Come fa un bambino a dirmelo?

I bambini vengono al mondo con un amore e una fiducia perfetti. Non sospettano, non diffidano, non fanno giochi intellettuali, no hanno dubbi motivi, o nebulosi argomenti di qualsiasi tipo finché e a meno che questa fiducia venga tradita da esperienze così dolorose come punizioni, rifiuto, e saparazione dai genitori. Le lacrime e i sorrisi di un bambino sono la più potente forma di comunicazione di questo pianeta.

E cosa fare se ho già sbagliato?

Non ci sono genitori perfetti. Se tutti abbiamo fatto degli sbagli, punire noi stessi non serve e non ha senso più di punire i bambini. Volendo ci bene e capendo che abbiamo fatto quello che potevamo con le informazioni e la forza interiore che avevamo al momento, è tanto importante come amare e capire i nostri figli. Possiamo manifestare l'amore che abbiamo bisogno, riconoscere l'importanza del rapporto con i genitori, e continuare a scoprire modi compassionevoli di metterci in relazione con i figli che sono il nostro dono più caro.

Quali sono le cose più importanti che un genitore dovrebbe sapere?

Due cose. Primo, nella nostra società si suppone che adulti e bambini operino secondo due diversi principi di comportamento. Come adulti, sappiamo che ci comportiamo nel modo migliore possibile se siamo trattati con gentilezza, pazienza e comprensione. Ma si presume che i bambini si comportino meglio quando sono minacciati, puniti e umiliati. Se cerchiamo di individuare a quale età avvenga la misteriosa trasformazione dai "principi di comportamento infantili" ai "principi di comportamneto adulto", non sappiamo che dire, perché non c'è una tale trasformazione. Non c'è differenza nel modo in cui adulti e bambini si comportano: tutti noi ci comportiamo nel modo in cui veniamo trattati.
Secondo, quando un bambino si comporta male i genitori hanno l'opportunità di dare una conferma importante ai sentimenti del figlio e gentili insegnamenti di vita. Per esempio, si può dire a un bambino che ha appena colpito un amico: "Vedo che sei molto arrabbiato. Desideravi molto quel giocattolo tutto per te, ma adesso tocca a Joey. Va bene essere arrabbiati ma non è bene picchiarlo. Invece che cosa ti piacerebbe fare mentre aspetti il tuo turno?" Con questo tipo di comunicazione, il bambino ottiene una precisa risposta sull'amicizia e impara da questo esempio come rispondere a una persona arrabbiata in un modo paziente e sensibile.
Se invece il genitore ricorre alla punizione, si perde l'opportunità di imparare dalla situazione, perché l'attenzione del bambino viene distolta dalla situazione attuale per sprofondare invece in sentimenti di rabbia e umiliazione e fantasie di vendetta. Poco impara su come comportarsi la prossima volta che si ripresenterà una situazione del genere.
Infine il 'buon comportamento' superficiale, ottenuto con le minacce e le punizioni potrà durare solo fino a quando il bambino sarà abbastanza grande per ritorcersi contro. Ma se fiducia, gentilezza e comprensione sono lasciate intatte nel bambino fin dalla nascita e rafforzate da esempi coerenti da parte degli adulti, tali qualità umane dureranno per tutta la vita.

Capisco, si tratta solo di aver fiducia nei bambini, di riconoscere che i bambini avranno meno esperienza di noi e sono più piccoli di noi, ma meritano di essere trattati con dignità e rispetto quanto gli adulti. Dai neonati ai centenari tutti gli esseri umani si comportano come sono trattati.

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Il bambino piange: come devono rispondere i genitori?

IMMAGINA PER UN ATTIMO di essere rapito dagli alieni su un'astronave e portato su un pianeta lontano dove sei circondato da gigantesche e misteriose creature che non parlano la tua lingua. Due di loro ti prendono sotto la loro protezione. Tu dipendi completamente da loro per tutti i tuoi bisogni: bere, mangiare, stare bene e, soprattutto, essere rassicurato che ti trovi al sicuro in quel posto strano. A questo punto immagina di stare male o di avere molta sete o bisogno di conforto emotivo, ma i due tutori ignorano il tuo pianto disperato. Non riesci a far si che ti aiutino o capiscano i tuoi bisogni. Adesso hai un altro problema, peggiore del primo: ti senti completamnete impotente e abbandonato in un mondo alieno.
A nessuno piace sentirsi ignorati. Essere ignorati porta a sentimenti di impotenza e rabbia che inevitabilmente danneggiano una relazione. Questa reazione sembra universamente riconosciuta per gli adulti, e non c'è motivo di credere che sia diverso per i bambini e i neonati. Pochi ignorano un adulto che dica ripetutamente "Mi puoi aiutare? Non mi sento bene". Ma un bambino non può fare questa affermazione, può solo piangere e piangere fino a quando qualcuno risponde, o fino ad arrendersi sconsolato.
Nella cultura occidentale moderna riteniamo che il pianto sia normale e inevitabile per i bambini.
Tuttavia per migliaia di anni gli adulti hanno risposto immediatamente e senza indugi al pianto del bambino. Nelle società dove i bambini sono tenuti vicino alla madre per la maggior parte del giorno e della notte durante i primi mesi il pianto è raro. E al contrario di quello che in molti credono nella nostra società, i bambini accuditi in questo modo si rivelano indipendenti prima dei bambini che non ricevono queste cure.
Infatti la ricerca sulle prime esperienze infantili conferma che i bambini che hanno ricevuto le più amorevoli cure durante la prima infanzia diventano adulti più affettuosi e sicuri di sè, mentre quei bambini che sono stati costretti a un comportamento remissivo accumulano del risentimento e rabbia che possono esprimersi in modi pericolosi in seguito.
Malgrado queste ricerche la maggioranza degli argomenti per ignorare il pianto del bambino sono basati sul discorso di non 'viziare' il bambino. Un opuscolo per la cura dei lattanti consiglia ai genitori di "lasciare che il bambino si arrangi per un po'".
Sebbene il periodo dell'infanzia può mettere alla prova i genitori, un bambino è semplicemente troppo giovane e ingenuo per 'arrangiarsi' con le ragioni del pianto, qualunque siano. Non può nutrirsi, cambiarsi o consolarsi nel modo come natura vuole. Evidentemente è responsabilità del genitore andare incontro ai bisogni del bambino di essere accudito, protetto e amato; non è responsabilità del bambino di venire incontro al bisogno di pace e solitudine degli adulti.

continua...

Traduzione italiana

Questa traduzione è offerta ai lettori italiani come esempio dei contenuti del libro The Natural Child di Jan Hunt. Siamo alla ricerca di una casa editrice interessata a pubblicare un'edizione italiana del libro.
Se potete suggerire delle case editrici o agenti letterari per l'editore americano, potenzialmente interessati a pubblicare il libro in Italia, vi preghiamo di scrivere direttamente a
Jan Hunt, in inglese, francese o tedesco. In italiano potete scrivere a questo indirizzo, anche per altre informazioni e suggerimenti.
Grazie!

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